L’illustre oncologo meratese, professore associato al Memorial Sloan parla della Grande Mela al primo anniversario della tragedia delle Twins Towers

“NOI CONTINUIAMO LA RICERCA PER BATTERE I TUMORI”

A cura di Dr. Virgilio Sacchini
Responsabile del Servizio di Oncologia al Centro Medico Pianella di Merate

Quanto a Merate, il “braccio destro” del professor Umberto Veronesi ammonisce: “Attenti
a non penalizzare la Lega contro il cancro che ha sede in Piazza
degli Eroi. E’ il fiore all’occhiello della città e dovrebbe essere lusingata
di ospitere i volontari di questa straordinaria associazione”
Il dottor Virgilio Sacchini e “ground zero”

New York un anno dopo l’11 settembre. Per capire che cosa è cambiato nella Grande Mela dopo l’attentato alle Twin Towers, abbiamo incontrato il dottor Virgilio Sacchini, meratese, già vice del professor Veronesi all’IEO di Milano. Dal settembre 2000 Associated Attending Surgeon Department al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York; ovvero uno dei direttori del grande ospedale statunitense.
In Italia come sempre accade una volta al mese per ricevere i suoi pazienti, lo abbiamo intervistato al Pianella di Merate. La sua disponibilità a raccontare e discutere di quello che sono stati questi dodici mesi negli Stati Uniti, è tutta in questa chiacchierata.

Negli Stati Uniti, e nel mondo, queste settimane di “preparazione”
al primo anniversario dell’attentato di New York sono state intense.
L’11 settembre tu eri a New York.
In che modo, con quali sentimenti vive ora l’America ?

Quello che più mi ha colpito in questo periodo, è stata l’emotività della gente che vive a New York. Uno stato d’animo che continuava a crescere. Gli abitanti di New York, e non lo dico per fare della retorica, hanno rivissuto quei momenti con grande intensità. Le bandiere erano ovunque.
Nelle case, alle finestre degli uffici, in metropolitana. Ovunque. E non era un segno formale. In questi dodici mesi New York è molto cambiata. Fino all’anno scorso aveva raggiunto uno sviluppo economico incredibile. Era una città superba; ma qui l’aggettivo ha due significati; superba per quello che era riuscita a fare, ma anche per come lo presentava. Qualcosa che potrebbe assomigliare al vizio capitale. Era una città dove tutto costava carissimo; affitti, ristoranti, la spesa quotidiana. Adesso la situazione mi sembra ridimensionata, più vicina alla normalità.

Che cosa è cambiato nella vita degli americani e nella tua vita?

Per un anno le immagini di quei terribili momenti sono state quasi completamente censurate. Gli psicologi sostenevano che potevano “disturbare” i bambini. Però, più che di censura parlerei di “auto-censura”. Del resto l’emotività che investiva gli americani era “contagiosa”. Il 55% della popolazione di New York non è nata negli Stati Uniti, ma ti senti spesso uno di loro. Quando come me, arrivi a New York per viverci e ti accolgono con la Green Card, la carta verde che significa residenza permanente, vieni accolto da un grande striscione con una scritta “Welcome Home”,
benvenuto a casa. E tu questo lo senti. Come senti e vivi le situazioni emotive che ti circondano.

E nel tuo lavoro?

Per chi vive in ospedale, un evento tragico come quello delle Torri è traumatizzante. Il rischio è di vedere il problema del singolo come meno importante. Si rischia la sottovalutazione delle persone.
Perché questo non accadesse siamo stati messi in guardia; “avvertiti” dagli psicologi. Come saprai, in America il 30% degli studi è rivolto alla psicologia e alla psichiatria. Uno staff ci ha aiutato a risolvere uno stato d’animo che, dopo migliaia di morti, avrebbe potuto portarci a sottovalutare “un tumorino”.

Come vedi il futuro e cosa pensi della politica estera Usa ?

Bush piace. E’ determinato. Nei suoi discorsi è incisivo. Ha un buon appeal. Lui è seguito. A me piace seguirlo. In questo momento gli americani hanno paura, soprattutto delle testate nucleari sui missili. Si sentono colonizzatori e delegati alla tutela del mondo. Quello che non si capisce é se davvero Bush farà sul serio; e quanto invece c’è di bluff per spaventare Saddam. Cerco di seguire i programmi di informazione che sono fatti bene, e da lì di orientarmi.

Gli ultimi dati sulla produzione negli Stati Uniti registrano un calo dello 0,3%,
contro un previsto aumento dello 0,2%.
Ma a New York, queste difficoltà sono davvero evidenti ?

No, direi di no. Gli americani sono dei grandi maestri nel rilancio dell’economia, almeno
apparentemente. Sono stato a cena a Milano, e mi sembra che qui davvero i prezzi siano
notevolmente aumentati. I prezzi di Milano sono quelli che qualche mese fa si vedevano a New York. Se devo comprare un paio di scarpe, non aspetto di tornare in Italia.

In ospedale state lavorando a qualcosa di nuovo?

Nella ricerca siamo impegnati sulla biologia molecolare dei tumori e sulla genetica. Siamo sempre in contatto con l’IEO di Milano. La collaborazione è continua e consolidata. La chemioterapia d’assalto potrebbe essere un po’ ripensata. Stiamo lavorando sulle cellule che provocano la malattia, per cercare di limitarne la crescita incontrollata. Sostenendo invece i “geni buoni”.