IL TRATTAMENTO DELLE ARITMIE Il Dr. MACCABELLI GIUSEPPE spiega le aritmie

A cura del Dr. Maccabelli Giuseppe

Il trattamento delle aritmie ha subito negli ultimi anni una radicale trasformazione in quanto la comprensione dei meccanismi che stanno alla base delle stesse ha consentito di sviluppare trattamenti curativi risolutivi che consentono di stabilire in molti casi la completa guarigione. Il sintomo piu comune delle aritmie è rappresentato dalla palpitazione – sensazione di battito irregolare o mancante o accelerato – .

L’entita’ del disturbo avvertito dal paziente è assolutamente variabile e non sempre è collegato alla gravita’ dell’aritmia. Per cui può capitare che pazienti con fenomeni aritmici irrilevanti dal punto di vista clinico risultino gravemente sintomatici al punto da mettere in crisi la loro qualita’ di vita.

Il primo passo, quindi , di fronte ad un simile sintomo, è la visita cardiologica che permettera’ al Medico di inquadrare correttamente la problematica aritmica valutando la condizione cardiovascolare del paziente, cercando eventuali cause o concause e soprattutto prescrivendo esami diagnostici con i quali si potra’ ottenere la documentazione elettrocardiografica del problema.

Molto frequentemente un aritmia in assenza di cardiopatia organica o di concause che possono averla scatenata è una patologia benigna che con un adeguato trattamento puo essere limitata o addirittura risolta.

Escludendo i trattamenti assolutamente necessari delle cause e delle concause che a volte sono da sole sufficienti a risolvere i problemi aritmici, i trattamenti attualmente disponibili possono essere raggruppati in due gruppi principali: la terapia medica farmacologica la terapia ablativa.

La prima è rappresentata dall’utilizzo di farmaci antiaritmici che hanno la capacità di agire sulle caratteristiche elettrofisiologiche del cuore determinando la risoluzione dell’aritmia.

Questo tipo di trattamento è tuttavia da considerare “non totalmente curativo” in quanto affinché mantenga la sua efficacia, deve essere continuato nel tempo in definitivamente. I farmaci antiaritmici a disposizione non sono molti, hanno un efficacia variabile, a seconda del tipo di aritmie e talvolta posso avere un effetto pro aritmico sono cioè in grado di provocare la comparsa di altre aritmie che normalmente il cuore senza quel farmaco non avrebbe mai avuto.

La scelta di questo tipo di trattamento è legata a numerosi elementi tra cui l’eta’ , la patologia di base, il tipo di aritmia o la volontà del paziente di non sottoporsi a procedure interventistiche.

La terapia ablativa rappresenta al contrario un sussidio in grado di risolvere permanentemente il problema aritmico. In breve la procedura viene effettuata con dei cateteri ( lunghi fili elettrici dotati di piccoli punti metallici sulla punta – elettrodi – che consentono la registrazione dell’attivita’ elettrica del muscolo che viene a contatto con essi e di un manipolo in grado di modificare la curvatura della loro porzione terminale).

I cateteri vengono usualmente inseriti nel cuore attraverso accessi venosi o arteriosi rappresentati comunemente dalle vene/arterie femorali, dalla vena giugulare, dalla vena succlavia.

L’introduzione di questi cateteri effettuata in anestesia locale rappresenta una manovra assolutamente indolore. Una volta nel cuore vengono collegati a computer in grado di registrare il segnale elettrico generato dal cuore.

L’analisi dell’attività elettrica del cuore cosi effettuata consente di identificare la zona o il circuito responsabile dell’aritmia che opportunamente danneggiate con un energia termica – la radiofrequenza – consentono di trattare in modo definitivo l’ aritmia. Tutta la procedura viene effettuata in stato di coscienza in quanto la maggior parte delle manovre effettuate non determinano alcuna sintomatologia dolorosa.

Talvolta durate l’erogazione della radiofrequenza e possibile avvertire modiche sensazioni dolorose che se non tollerate sono seguite da terapia analgesica o da sedazione profonda in modo da ridurre al minimo il disagio per il paziente.

E’ chiaro che, escludendo anche in questo caso, valutazioni correlate alle condizioni cliniche del paziente o all’età, questo tipo di trattamento rappresenta il trattamento elettivo per la maggior parte delle aritmie in quanto consente di risolvere definitivamente il problema.

Non bisogna dimenticare tuttavia che si tratta di una procedura invasiva che per definizione puo’ anche avere complicanze. Queste sono ovviamente estremamente ridotte qualora la procedura venga eseguita da personale esperto e in strutture in grado di offrire una adeguata protezione dalle stesse.

Negli ultimi anni la tecnologia a consentito di migliorare notevolmente i risultati di queste procedure in particolare grazie all’avvento di metodiche di mappaggio e di navigazione computerizzata che consentono , sfruttando le immagini raccolte con la TAC o la risonanza magnetica, di navigare nella cavita cardiaca in esame visualizzando in tempo reale i movimenti del catetere e le informazioni elettrofisiologiche che questo raccoglie.

Queste metodiche hanno consentito di rendere ancora più preciso l’intervento dell’elettrofisiologo che può controllare con uno scarto millimetrico i movimenti del catetere all’interno delle cavità cardiche con la possibilità quindi di effettuare lesioni regolari e precise.
Per avviare un paziente a questo tipo di intervento devono, tuttavia, essere sempre valutati l’età, il tipo di aritmia, la presenza di cause o di concause, i sintomi e la loro incidenza sulla qualità di vita al fine di poter effettuare una corretta valutazione RISCHIO/BENEFICIO.

Una corretta valutazione di tutti questi elementi effettuata da personale competente e con i corretti esami diagnostici è in grado di stabilire l’effettiva necessità di sottoporre un paziente a tale tipo di procedure facendo in modo che nella valutazione finale i benefici risultino sempre superiori ai rischi connessi alla patologia ed alla procedura.

Immagine radioscopica utilizzata muovere I cateteri all�interno del cuore durante una procedura di ablazione per fibrillazione atriale.

Immagine elettroanatomica dell�atrio sinistro ottenuta con la TAC multislice durante una ablazione transcatetere per fibrillazione atriale. Questa immagine tridimensionale viene utilizzata contemporaneamente all�immagine radiologica per guidare il movimento del catetere all�interno delle cavità cardiache. Il catetere viene visualizzato in tempo reale all�interno della camera cardiaca. Questo consente di effettuare buona parte della procedura senza l�ausilio delle immagini radioscopiche, risparmiando l�esposizione radiologica del paziente, e permette di muovere con assoluta precisione il catetere con la possibilità di effettuare lesioni molto precise.